Galleria fotografica
È possibile navigare le slide utilizzando i tasti freccia
L'ex Palazzo Cavaliere di proprietà del Monastero Benedettino di San Pietro di Ostuni è stato destinato a Museo di Arte Sacra in concerto con la Parrocchia di Ognissanti di Mesagne con finanziamenti Regionali, con soggetto Attuatore il Comune di Mesagne, la supervisione e il coordinamento di madre Anna Attanasio e don Angelo Argentiero, venuto a mancare nel settembre del 2014, e l'avv. Mario Sconosciuto in qualità di delegato in tutto dal Monastero di San Pietro in Ostuni.La prima sala intitolata Monastero di San Pietro accoglie il visitatore ponendo in mostra argenti, tra i quali il crocifisso con base in argento commissionato dalla badessa Giustina De Benedictis del 1683, paramenti di proprietà della comunità benedettina e lo splendido ovale raffigurante la Madonna del Carmine. Ci si immerge quindi nella meraviglia degli Argenti nella seconda sala, dove è esposta solo una parte di quanto è registrato nei secoli dai documenti archivistici dell'arte argentaria del Capitolo di Mesagne e del Monastero delle Benedettine di Ostuni. Questa parte è però di tale interesse e qualità da documentare ampiamente il prestigio religioso e politico dei due Enti. La produzione argentaria fa capo agli artigiani napoletani. Croci argentate, tabernacoli, calici, navicelle, cucchiaini, lampade, coppe, secchielli, aspersori, incensieri, navette, turiboli, ampollieri, anelli, vasetti, portella di tabernacoli, guantieri, vassoi, vasetti in argento fuso, sbalzato, cesellato o parzialmente dorato. Le stanze 3 e 4 sono dedicate al Capitolo Collegiale e i suoi preziosi paramenti sacri. Si tratta di una raccolta eterogenea che copre un arco cronologico che va dal XVI al XIX secolo di diverso valore e interesse. Ogni pezzo è un raccolto sulla storia, la spiritualità, le regole, i divieti, le tradizioni, il sentimento della comunità. Tonacelle, piviali, conopei da tabernacoli, pianete, veli da calice, stole, manipoli, borse, di vari tessuti con vari ordini, trame e disegni. In particolare il Parato di oro del Capitolo è costituito da una pianeta, due tonacelle, due stole, tre manipoli, velo calice, borsa, conopeo per tabernacolo, paliotto, piviale e velo omerale ed è in Gros de Tours di seta avorio ricamato in oro. E’ di manifattura napoletana della seconda metà del XVIII secolo. Motivo fondamentale è il pellicano, segno del Cristo che nell’Eucaristia si offre per la salvezza e il dono della vita eterna all’uomo. Lasciati i paramenti si entra nella stanza numero 5 dei Legni dipinti che in generale hanno uno sfondo solido di colore pallido con un ornamento naturalistico monocromatico o con una viva policromia. I tronetti per l'esposizione eucaristica sono laccati e dorati, come le palme d’altare, realizzati con evidente gusto scenografico con decorazioni vegetali. La panca qui esposta è di un ignoto artigiano meridionale del XVIII secolo e fa parte dell’arredo ecclesiastico della collegiata mesagnese probabilmente usata per far sedere i diaconi e l’officiante durante le celebrazioni solenni. Quindi la stanza 6 detta delle Benedettine è dedicata ai paliotti e paramenti sacri del monastero, preziosi ricami liturgici che raffigurano San Benedetto, San Pietro e l'Immacolata Concezione; la stanza 7 alla Civitas Marìae, una devozione legata alla storia, una quotidianità e un'alleanza fedele e vigorosa che sono a fondamento del pubblico riconoscimento di Mesagne come città mariana. La cittadina vive e celebra il 20 febbraio di ogni anno come giorno di grande festa in onore della sua Protettrice, la Madonna del Carmine come ringraziamento a Dio per il dono della Vergine Maria, Madre e gloriosa Protettrice nello storico luttuoso evento del terremoto del 20 febbraio 1743. Quindi il visitatore procede alla stanza 8 con la riscoperta di una realtà mesagnese della quale purtroppo restano poche tracce: il Monastero di Santa Maria della Luce di Mesagne, oggi distrutto. Fu fondato nel 1581 dai coniugi Alfonso Caputo ed Aquila Giovannone e poi accresciuto dalla donazione di altri benefattori. Il 13 agosto del 1582 alle ore tre di notte la costruzione del monastero fu ultimata e fu permesso l’ingresso del primo nucleo di ventitré religiose, guidate dalla badessa Angelica Azzolini, di nobile famiglia. Nel corso degli anni il monastero di Santa Maria della Luce fu ampliato e modificato. Con le leggi del 1866 sulla soppressione delle corporazioni religiose il Monastero di Santa Maria della Luce fu incamerato nel "Fondo per il Culto" e le monache nel 1906 furono definitivamente trasferite presso le benedettine di Ostuni. Il Museo si chiude poi con la sala numero 9 dedicata a Don Saverio Martucci (1923-2009) sacerdote mesagnese di straordinaria umanità impegnato soprattutto nella formazione dei giovani e nel ristoro dei più anziani. Nella stanza numero 10 è conservato l'Archivio Capitolare i cui documenti raccontano la storia della città di Mesagne dalla dominazione spagnola alla caduta del Regno di Napoli e testimoniano come circa dalla fine del XVII secolo ai principi del XVIII, il Capitolo di Mesagne abbia difeso più volte e a sue spese la comunità.
Data ultimo aggiornamento: 29/07/2020